Sotto le stelle del cinema – Lo schermo in città, la città nello schermo. La recensione di Hanno rubato un tram

Regia: Mario Bonnard, Aldo Fabrizi

Produzione: Luigi Rovere

Il cinema più bello del mondo torna a rischiarare le notti di Piazza Maggiore a Bologna con un programma sempre più ricco e ospiti d’eccezione, da Coppola alla Cortellesi.

In attesa della 32esima edizione del Cinema Ritrovato Festival (22-30 giugno), vera e propria macchina del tempo alla scoperta di tre secoli di opere cinematografiche amate, restaurate o addirittura mai viste, ha preso il via la rassegna serale e gratuita Sotto le stelle del cinema, ieri alla sua seconda serata con un film particolarmente importante per il capoluogo emiliano e intelligentemente proposto in un periodo in cui il tema cardine della pellicola risulta quanto mai attuale.

Hanno rubato un tram è un film del 1954 solo in parte diretto da Mario Bonnard il quale, in seguito a problemi di salute, dovrà a un certo punto lasciare il timone alla regia al protagonista Aldo Fabrizi, assistito da un giovanissimo e quasi irriconoscibile Sergio Leone, anch’egli poi coinvolto in un ruolo come attore.

Come del resto l’intero film, la sequenza notturna in cui Fabrizi attraversa Bologna a bordo di un tram rubato rivela un’altra incredibile partecipazione, nonché le capacità di direttore della fotografia di un Mario Bava in erba che da lì a pochi anni si sarebbe distinto alla regia di segnanti b-movie e come pioniere di interi generi ormai cult.

Hanno rubato un tram si rivela un gioiello agli occhi della città su due piani temporali. Parte dello spettacolo è stato certo il gioco spontaneo degli spettatori che da dietro la quarta parete cercavano di indovinare le strade e i canonici chilometri di portici, destreggiandosi con agilità attraverso le ellissi spaziali del montaggio e ridendo a crepapelle sotto le battenti frecciatine sulla cultura bolognese.

Mancini, il personaggio di interpretato da Fabrizi, è infatti un romano in terra straniera, maritato con una bolognese doc, padre di un figlio che comunica in dialetto e non si fa capire e nuoro di un’anziana donna che si lascia intendere fin troppo bene. Esilaranti le gag sulla paternità delle tagliatelle e irresistibili i pasticci linguistici.

Oltre al passato, Hanno rubato un tram fa breccia anche nel presente e nel futuro della città, rievocando la diatriba cittadina pro e contro l’imminente ritorno dei tram nelle strade del capoluogo. Forse ancora più attuali sono gli scetticismi e gli scenari dell’attesa collettiva mostratoci dal direttore della Cineteca di Bologna Gianluca Farinelli durante l’introduzione al film.

La macchina e il ragionamento politico culturale dietro il recupero e l’inserimento di Hanno rubato un tram nel palinsesto di Sotto le stelle del cinema è evidente e al tempo stesso non viene per nulla mascherato dall’organizzazione dell’evento.

Eterno è poi il tema sociale del film, l’alienazione del lavoratore e gli effetti sul corpo e la mente della stressante vita in una metropoli moderna, tecnologica e veloce. Una velocità cui non tutti sopravvivono, compreso il protagonista del film, soggetto a un vero e proprio caso di mobbing sul lavoro che sfocia in una reazione poi affrontata sul grande schermo d’oltreoceano in epoche future e in contesti dovutamente più spettacolari.

Nonostante la forte connotazione locale il film sforerà comunque il successo nazionale, ispirando Luis Buñuel per l’adattamento messicano la ilusión viaja en tranvía.

Una replica a “Sotto le stelle del cinema – Lo schermo in città, la città nello schermo. La recensione di Hanno rubato un tram”

  1. […] mia idea era dunque quella di combattere le malinconiche serate estive a colpi di cinema in piazza, giochi di ruolo e Stranger Things. Dovevo immaginare che il binge watching era dietro […]

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